Formichità by Charlie Kaufman

Formichità by Charlie Kaufman

autore:Charlie Kaufman [Kaufman, Charlie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-10-09T12:00:00+00:00


Capitolo quarantaquattresimo

Seduto sulla mia poltrona di cinghie, chiudo gli occhi e cerco di ricordare. Come comincia il film? Un uomo. Con un cilindro? Una bombetta? Non sono sicuro. Ci sono stati troppi, troppi cappelli. Troppi inizi. Come faccio a ricordarlo con precisione? In quell’epoca i cappelli da uomo si sprecavano davvero. Non mi è di aiuto nemmeno avere fatto un corso in merito al Fashion Institute of Technology come parte delle ricerche per un articolo sulla locandina della Diener-Hauser per Il fascino discreto della borghesia. Ho il cervello pieno di cappelli: paglietta, bombetta, borsalino, lobbia, cilindro. Sono quasi sicuro che fosse un cilindro, ma che debba lambiccarmi il cervello per il primo cappello di un film che potrebbe benissimo averne diecimila mi dà da pensare. Questo guazzabuglio di cappelli è paradigmatico del caos che regna nella mia mente: ricordi d’infanzia, cose imparate, cose viste, momenti di felicità (ce ne sono stati? Sicuramente. Eppure…) Il progressivo decadimento della memoria, della capacità di concentrazione, delle… facoltà critiche – le uniche cose che abbiano suscitato una parvenza di interesse negli altri – ha, per dirla tutta, un effetto catastrofico sulla mia autostima. È umiliante essere inadeguato al compito che mi sono dato. Dove vanno le cose quando le dimentichiamo? Il miracolo, forse, è che ci sia un meccanismo per intrappolare alcuni dei frammenti del mondo che ci attraversano. Non è altro che il miracolo della consapevolezza. Senza memoria non esistiamo. Forse Cartesio, gran disprezzatore del mondo naturale, sarebbe stato piú accurato se avesse detto: «Ricordo, dunque sono». Se siamo testimoni senza memoria, non siamo affatto testimoni. Un tubo vuoto in cui soffia il vento non ne ricorderà il sibilo. Per una terribile ironia della sorte, ricordo che non riesco a ricordare, ed è forse l’unica ragione per cui la mia esperienza è piú tragica di quella di un rotolo di carta igienica. Un supplizio degno del Tartaro. Però, ditemi, per che cosa sono punito a questo modo? Non sono stato un insegnante magari mediocre ma rispettoso dei principî morali? Non ho lavorato diligentemente? Non ho amato a sufficienza? Forse no. No, non l’ho fatto. Mi merito tutti i fulmini di Zeus. Io, che pur sono un esperto di chimica della pellicola cinematografica (ho studiato con Edwin Land al Rowland Institute, lui era al terzo piano e io al secondo), nell’eccitazione della mia scoperta ho sbadatamente lasciato che il capolavoro di Ingo andasse in fiamme.

Alla fine, legato come al solito dalle cinghie, mi appisolo.

In sogno sono un novellizzatore. Almeno all’inizio. Poi divento anche altre persone. Molte altre. Rimango un novellizzatore, ma divento, in aggiunta e allo stesso tempo, molte altre persone. No, forse una alla volta. O meglio, una delle altre persone piú il novellizzatore insieme a ciascuna delle altre persone individualmente. Non è facile da spiegare. Ok, immaginate una serie di paletti, magari su un nastro trasportatore, beh, non proprio, piú una specie di fionda, e se cinque paletti, o meglio pomelli, o meglio protuberanze, fanno un insieme di Borel… No, quella è un’altra cosa… Probabilmente.



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